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Da 30 anni, da quando mancato papà, tutti noi figli avevamo una copia di una foto b/n in ravvicinato primo piano, in cui lui stava con la sua espressione un poco cinica, un sorriso sardonico da gatto soddisfatto, un sigaro in bocca. Fumava, portava i baffi, rossi e spessi, e assomigliava un poco — basso e tarchiato, deciso e baffuto — a Giovanni Falcone, e alla immagine indelebile per molti di fianco a Borsellino, a sorridere complici. Si chiamava Giovanni anche lui, papà. Per tutti era Gianni, Gianni Jarre, Prof.

Beh, la foto era stata una di quelle tre o quattro che con mamma avevamo selezionato e stampato in tante copie per gli amici e i suoi ex allievi e colleghi, santini laici senza commenti né croci, era una foto anche un poco muta, ignota: era degli anni ’70, ma dove e come era stata fatta, che diceva o stava per dire il babbo?

Adesso, quando stiamo per incontrare vecchi allievi del Prof. e sorridere insieme ancora una volta delle sue battute fulminanti, adesso ricevo un breve messaggio che dice: caro Pietro la foto che ti allego fu scattata a inizio 1978 a casa mia in occasione di una festicciola di saluto che diedi prima della mia partenza per l’estero. Tuo Papà venne insieme a tua Mamma e credo che si divertì. Sono affezionato a questa foto perché me lo richiama alla mente con vivo realismo ...

E foto e racconto diventano un regalo e vanno sull’archivio di Exit.bio, anche questo è Exit.bio, e sono contento dei grazie che arrivano dalle Associazioni, dalle prime aziende che usano Exit.bio: un ricordo di qualcuno, una data che si fa più precisa, quasi come se la foto, capace di stimolare un solo senso, oltre la vista acquistasse tatto, udito, olfatto, e poi anche il senso del cuore.