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Notizia importante per i nostri diritti sul web, per il diritto di lasciare, e il diritto di ricevere, la nostra eredità digitale.

La notizia: Apple ha messo a punto, e porterà in autunno sul mercato, con iOS15, una soluzione per la trasmissione a terzi dei contenuti dell’account iCloud dopo la morte dell’utente. La funzionalità pare si chiami “Digital Legacy”.

Per noi che studiamo e investiamo da tempo in quest’area è una breaking news, perché dimostra che il problema esiste, che richiede soluzioni, che il mercato per chi le offre è pronto a crescere. Non sappiamo se e quanto abbia contribuito alla decisione di lanciare questa funzionalità la disposizione del 9 febbraio 2021 del Tribunale di Milano, che in ogni caso converge con questa notizia a dimostrare la fondatezza del ricorso presentato contro Apple.

Un passo indietro: il nostro patrimonio digitale di chi sarà dopo la nostra morte? E peraltro, in vita, abbiamo il possesso, oltre che la proprietà dei nostri documenti e dati personali? Sorge il fondato dubbio che neppure alla nostra morte gli eredi entreranno in possesso del patrimonio digitale, soprattutto di ciò che vorremmo davvero far loro avere.

Il problema dell’eredità digitale — ne abbiamo parlato diverse volte, e di recente con numerosi consulenti ad un corso per ANCP (Associazione Nazionale Consulenti Patrimoniali) — può essere risolto SE ci pensiamo per tempo e facciamo 2 (due) cose, ADESSO:

1. PRIMA COSA DA FARE. Tenere un elenco aggiornato dei nostri beni digitali; il che è facile per i device e gli archivi ivi contenuti, ed è facile per gli account online (che possono contenere beni digitali anche di valore patrimoniale, destinati per legge agli eredi) se si ricorre a strumenti pensati a questo scopo come Exit.bio. Ci sono 3 categorie di oggetti digitali, dal punto di vista della successione:

Cosa vogliamo che sia da terzi cancellato (diritto all’oblio): i miei accessi a giochi online, per esempio, o i miei diari personali e segreti, lettere ricevute destinate solo a me.

Cosa vogliamo sia consegnato a amici e colleghi (eredità culturale). Pensiamo alle nostre esperienze di lavoro o di volontariato, alle lezioni da condividere con i più giovani.

Cosa vogliamo sia consegnato agli eredi per facilitare loro la presa di possesso di ciò che sarà di loro proprietà: i documenti a casa della zia, la copia del romanzo che abbiamo appena finito di scrivere, la password per certi conti online.

2. SECONDA COSA DA FARE. Predisporre un mandato post mortem exequendum, con il quale diamo disposizioni legalmente valide per ciò che vogliamo sia cancellato oppure consegnato a terzi. Anche questo è facile se si ricorre a Exit.bio, ma è fattibile anche consultando un avvocato o un notaio esperto in materia.

Si tratterà in autunno di vedere come Apple propone di risolvere alcune questioni delicate che comunque si pongono:

a. Il diritto all’oblio, come si distinguerà ciò che voglio lasciare da ciò che voglio mantenere come segreto, e che venga via con me?

b. Chi opererà e come sugli account che voglio mantenere segreto?

c. I diritti degli eredi; come si tutela il diritto degli eredi ad avere in eredità beni digitali dotati di valore patrimoniale nel caso in cui non coincidano con i destinatari inseriti?

d. La presenza di 200 giurisdizioni diverse nel mondo; il tema eredità digitale NON è un tema informatico, ma informatico e giuridico, oltre che etico (quindi di informEtica). Come Apple affronterà la cosa? Probabilmente con l’approccio usuale, che assume il fatto che le condizioni contrattuali pensate per la contea di Los Gatos in California valgano anche a Danzica o Lisbona o Katmandù.

Mentre è importante farsi queste domande, è doveroso sottolineare che oggi è un gran giorno, perché uno dei giganti del digitale, e non a caso Apple, possiamo dire, si sta muovendo per proporre “soluzioni” a questioni tutt’altro che facili, nuove e di diritto fondamentale. Alleluia.